L'importanza dello storytelling: la parola all'esperta
- Redazione CCP Diary
- 22 giu 2016
- Tempo di lettura: 2 min
La Redazione del Laboratorio CCP Diary è felice di inaugurare la prima puntata della rubrica La parola all'esperto, in cui daremo spazio alle nostre (ma anche alle vostre!) domande rivolte ai professionisti che collaborano al Progetto Cantiere Culturale Pievese.
Il tema di oggi è lo storytelling: un'etichetta sotto la quale si riuniscono diverse tipologie di narrazione, dall'ambito letterario a quello audiovisivo e verbale.
Ma in concreto, cos'è lo storytelling?
L'abbiamo chiesto ad Enrica Schioppa, professionista del settore educativo e responsabile del Laboratorio FIAB-LAB.

Attività di Storytelling: come raccontare una storia
Gli studi condotti a livello filosofico-pedagogico e psicoanalitico, relativi all’importanza della narrazione nella vita quotidiana del bambino (e anche dell’adulto) hanno messo in evidenza la connessione tra il mondo interiore e le storie.
Quando si comincia una storia, occorre essere consapevoli di entrare in un’altra dimensione e quindi è importante considerare il racconto un rito. E’ importante creare la giusta atmosfera affettiva e attentiva.
Il luogo reale dello storytelling non può essere scelto a caso, poiché esso diviene subito parte del territorio narrativo. Non è aspetto trascurabile stabilire la disposizione logistica adatta all’ascolto e alla successiva condivisione del percorso narrativo: la disposizione in cerchio facilita il contatto visivo e quindi relazionale con lo storyteller e fra i componenti del gruppo.
Durante il racconto il narratore è protagonista e deve essere conscio del fatto di comunicare consapevolmente: mediante i gesti comunicativi che le sono propri, la narrazione assume la “forma” di una metacomunicazione, la quale avviene dentro metaregole, e si esplica secondo metamessaggi.
Assumere dimestichezza con i modi del comunicare è quindi rilevante al fine di divenire consapevoli dei registri non verbali, para-verbali e verbali che stiamo utilizzano.
Occorre essere consapevoli che il volto racconta e dunque comprendere che gli occhi sono il primo contatto del bambino con la madre ed è quindi importante essere consci del valore comunicativo dello sguardo, il quale è il primo strumento di trasmissione delle emozioni. Durante la narrazione, sarà allora fondamentale, non solo osservare genericamente, ma impegnarsi a mantenere il rapporto eye to eye.
Altro primario strumento comunicativo del narratore è la voce, la quale trasmette non solo i contenuti verbali della narrazione, ma anch’essa sensazioni ed impressioni.
Pur non essendo strettamente necessario creare voci diverse, è tuttavia importante aver consapevolezza e giungere in grado di modulare la propria voce: la voce narrante, come una musica, può seguire ritmi diversi e anche utilizzare lo strumento della pausa. Sono tali caratteristiche, secondo cui moduliamo la nostra voce come in una melodia, che permettono di mantenere l’attenzione, consolidare la relazione, nutrire di espressività e significati emotivi il racconto.
Anche la disposizione logistica e la comunicazione corporea dello storyteller, contribuisce alla creazione della giusta atmosfera del racconto.
Per la prima puntata di "La parola all'esperto" è tutto! Avete qualche curiosità sul mondo dell'educazione, del teatro, della comunicazione? Fatecelo sapere con un commento!
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